Una porta ci immette nella prima stanza. Abbandoniamo la solare luminosità dei paesaggi feretrani per addentrarci nella suggestione di ombre e oscurità. Le sorprese si susseguono: ecco apparire sul muro un’ epigrafe misteriosa mentre da uno stretto pertugio intravediamo una cella. Ma ben presto una voce attira la nostra attenzione, una voce e una presenza, quella del gatto, il vero signore di San Leo. Le pareti della stanza si animano e il gatto, che conosce le storie rocambolesche della Fortezza, ci introduce al fascino dei gioielli artistici e monumentali che si dispiegano ai piedi della Rocca.